Oggi si celebra la “Giornata Mondiale” dedicata alle api ma, in realtà, la riconoscenza ed il rispetto
andrebbe garantito ogni giorno a questo insetto la cui dimensione è diametralmente opposta all’importante e fondamentale ruolo svolto.
Vedere un’ape ronzante, spesso incute ingiustificato timore. Al contrario, sarebbe opportuno apprezzare il loro volo da un fiore all’altro. Da una pianta all’altra. Perché? Basta riportare un dato per capirlo: grazie all’impollinazione che solo l’ape può garantire, è garantito il 35% della produzione mondiale di cibo. Proprio così: se non ci fossero le api, saremmo di fronte alla prospettiva di un pianeta asettico, sintetico, malato.
Esagerazione? Non proprio. La “fecondazione” garantita dalle api non può essere sostituita da nessun procedimento simile. L’uomo, cioè, non può metterci mano. Va da sé che il contributo può essere quello di azioni tendenti a proteggere e preservare una specie che è invece definita a rischio di estinzione.
Api da preservare, quindi, ma anche da prendere come esempio. La vita dell’alveare offre spunti interessanti su concetti che dovrebbero appartenere alla nostra quotidianità come il rispetto dei ruoli e delle persone o la condivisione.
All’interno dell’alveare, ciascuno sa perfettamente quale compito deve svolgere e si impegna a fondo per portarlo a compimento. Soprattutto, non esitano a mettersi a disposizione se c’è da raggiungere un obiettivo di interesse comune.
Alcuni ricercatori hanno evidenziato come le api si uniscono per mantenere idonea la temperatura di ogni singola cella, così come sventolano le ali se, al contrario, occorre rinfrescare l’ambiente. Tutte unite. Tutte insieme. Nessuno che prevarica l’altro.
Non sarebbe bello se succedesse anche nella nostra società?
Quando vedete un’ape ronzare, quindi, non pensate solamente ad un insetto che può pungervi o che produce miele. Consideratelo invece nella sua vera essenza: un piccolo grandissimo capolavoro di Madre Natura.