Secondo la tradizione popolare, il Solstizio d’Inverno rappresenta il passaggio tra il vecchio e il nuovo.
Tra un capitolo della vita che si chiude ed un altro che si apre, avendo fatto tesoro di tutto ciò che ci sta attorno e che ha lasciato intimamente un segno.
Sarà forse perché dopo la notte tra il 21 e il 22 dicembre, le giornate inizieranno pian piano ad allungarsi, ovvero ci sarà più tempo per la luce…
Il solstizio introduce l’inverno, la stagione più fredda, quella che, nelle generazioni che ci hanno preceduto, temprava forza e carattere, dovendo, ciascuno, resistere al rigido clima avendo a disposizione mezzi materiali decisamente inferiori a quelli attuali.
L’immagine più nitida è allora quella di una calda coperta, entro la quale avvolgerci per ripararci dal freddo. In realtà, è bello pensare che ciascuno di noi abbia attorno alle proprie spalle una “coperta” che faccia da scudo alle “intemperie” di una società che, alla velocità della luce, sta dirigendosi verso il nulla. Verso il superfluo.
Ciascuno può scegliere che nome dare a quella coperta. Consapevolezza è quello che più ci piace. È bello essere consapevoli d’aver “confezionato” ogni centimetro di quella coperta con le nostre mani, facendo leva sull'osservazione e su una accurata percezione, di tutto ciò che la vita ci ha proposto.
Approfittiamo, allora, di questo periodo dell’anno dove tra feste, ricorrenze e clima, il ritmo rallenterà dando più spazio alla riflessione, se lo scegliamo. Ci sarà così modo di “leggere” le pagine del “nostro” libro. Al quale andrà, ovviamente, aggiunto un capitolo… Ascoltando il battito del nostro cuore e pensando a quello che sta per arrivare, possiamo decidere di scrivere con tonalità simili a quelle dei primi gradevoli raggi del sole, sospinti dal senso di rinascita che ci attende a primavera. Quando osserveremo come i “semi” piantati in questo periodo di riflessione, diverranno fiore di nuove opportunità, responsabilità e bellezza d'animo.