«Sentimento e disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare»: per la lingua italiana viene definito così il concetto di gratitudine, virtù della quale oggi, 21 settembre, si celebra la Giornata Mondiale.
Molti penseranno che ringraziare e ricambiare benefici ricevuti dovrebbe essere un atto quotidiano.
Eppure, nel 1977, il “Meditation Group” delle Nazioni Unite, diede corso ad una proposta, datata 1965 e avanzata da Sri Chinmoy, insegnante spirituale nato nel 1931 e passato in altra dimensione nel 2007 dopo aver dedicato tutta la sua vita a servire l’umanità, ispirando il senso di gratitudine attraverso meditazioni, opere letterarie, componimenti musicali ed altro ancora.
Dal 1977, quindi, la “Giornata Mondiale della Gratitudine” ha l’obiettivo di creare, o risvegliare, nell’animo delle persone, la capacità di ringraziare per i doni ricevuti, materiali ma non solo. E’ anche la giornata lungo la quale vengono ricordati gli eroi moderni, le amicizie più radicate e profonde e quant’altro.
Ma la gratitudine, vien da chiedersi, è solo un concetto astratto e personale? Non per la scienza. Uno studio condotto negli Stati Uniti d’America ha rilevato che uno stile di vita costruito sulla gratitudine diminuisce la produzione di cortisolo (l’ormone dello stress), aumenta il senso di soddisfazione personale e consente di affrontare ogni situazione con maggiore ottimismo.