Diversità culturale e dialogo per consentire lo sviluppo. Detta così, sembra una di quelle equazioni non risolvibili.
Probabilmente perché la mente, di fronte ad un concetto così profondo, corre a quelle immagini, purtroppo attuali, dove la diversità è vista come un reale ostacolo allo sviluppo e, quindi, è spesso oggetto di gesti estremi e non sempre pacifici.
La Giornata Internazionale che si celebra oggi vuole, nelle intenzioni, porre invece l’accento sulle opportunità che si creerebbero con una più corretta interpretazione dei concetto di collaborazione, pur in presenza di pensieri e modus vivendi che hanno origini diverse. Concetto che si rafforza ulteriormente, nel momento in cui c’è la consapevolezza che “unirsi” ad un altrui pensiero non significa “appiattire” il proprio ma, al contrario, avere terreno fertile per “coltivarne” l’evoluzione.
Nulla di nuovo, al nostro domicilio. I pensieri che rafforzano la nostra quotidianità sono quelli che ci arrivano dai Grandi e dai Maestri e che poggiano sulla solida base data dalla certezza che, come ha detto Sai Baba: «Tutti sono uno, sono incarnazioni del Divino. Pertanto, se volete raggiungere quest’unità, dovete sacrificare il sentimento di pluralità. Unificare la diversità è la vera natura umana. Separare, dividere, equivale a dirigersi in una direzione perversa. Non seguite, quindi, il sentiero della diversità. La vista deve essere unica e unificata. Il primo insegnamento del Buddha è visione pura, cui fa seguito retta parola».
Diversità con un fine comune, quindi: è questa la strada. Anche perché, come Sai Baba ha detto molto semplicemente: «Le stelle sono molte ma il cielo è uno, le mucche sono di colori vari ma il latte è bianco, i gioielli sono molti ma l’oro è uno, gli esseri sono molti ma l’aria che respirano è una, i paesi sono molti ma la Terra è una».
