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L’inno alla vita di Ixchel, la Dea della Luna dei Maya

L’inno alla vita di Ixchel, la Dea della Luna dei Maya

La luna piena di marzo sta per splendere in cielo, occasione propizia per continuare il nostro ideale giro del mondo alla ricerca di

 leggende, miti legati ad usi e tradizioni.

Lungo il nostro cammino siamo arrivati alla civiltà dei Maya, così affascinante e misteriosa. Per quel popolo, la luna era rappresentata dalla Dea Ixchel conosciuta anche come Dea della fertilità.

Attribuita alla Dea Ixchel c’è una benedizione che è stata tradotta nel VII Secolo e che per molti anni ha rappresentato un vero punto cardinale dello stile di vita di quella zona del mondo. Una benedizione considerata un inno alla vita e alla libertà che vi proponiamo qui integralmente.

«Ho liberato i miei genitori dalla sensazione di avere fallito con me.

Libero i miei figli dal bisogno di portare orgoglio per me.

Che possano scrivere e percorrere le loro proprie vie secondo i loro cuori,

che sussurrano tutto il tempo alle loro orecchie.

Ho liberato il mio uomo dall’obbligo di completarlo, di completarmi.

Non mi manca niente, imparo per tutto il tempo insieme a tutti gli esseri.

Ringrazio i miei nonni e antenati che si sono riuniti affinché oggi io respiri la Vita.
Li libero dai fallimenti del passato e dai desideri che non hanno portato a compimento,

consapevole che hanno fatto del loro meglio per risolvere le loro situazioni

all’interno della coscienza di quell’istante. Li onoro, li amo e li riconosco innocenti.

Io mi denudo davanti a tutti gli occhi, che sanno che non nascondo

né devo nulla oltre ad essere fedele a me stessa e alla mia stessa esistenza.

E camminando con la saggezza del cuore

sono consapevole che il mio unico dovere è perseguire il mio progetto di vita,

libera da legami familiari invisibili e visibili che possono turbare la mia pace e felicità.

Queste sono le mie uniche responsabilità.

Rinuncio al ruolo di Salvatrice, di essere colei che unisce o soddisfa le aspettative degli altri.

Imparando attraverso, e soltanto attraverso l’amore,

benedico la mia essenza e il mio modo di esprimerla,

anche se qualcuno potrebbe non capirmi.

Capisco me stessa, perché solo io ho vissuto e sperimentato la mia storia,

perché mi conosco, so chi sono, quello che sento, quello che faccio

e perché lo faccio. Mi rispetto e approvo.

Io onoro la divinità in me e in te, siamo liberi».


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